Una grande storia e i verbi che ci aiutano a coglierne il senso profondo
di Matteo Truffelli* - Il 30 aprile 2017 sarà un giorno importante nella lunga storia dell’Azione Cattolica Italiana. Incontreremo Papa Francesco, in Piazza San Pietro, e con noi ci saranno moltissime persone provenienti dalle AC di tutto il mondo. Ci incontreremo arrivando la mattina da tutte le diocesi d’Italia: giovani, anziani, adulti, bambini, ragazzi. Famiglie e gruppi parrocchiali, soci e non soci, simpatizzanti e chiunque sia interessato. Insieme con i nostri vescovi, i nostri assistenti, le persone consacrate che condividono l’esperienza associativa.
In Piazza con noi ci saranno anche i mille e più delegati alla sedicesima Assemblea nazionale, che si svolgerà proprio in quei giorni, e i delegati all’Assemblea del Forum internazionale di AC (Fiac) che si terrà nei giorni precedenti in Vaticano (con un intervento del Papa, il 27 aprile).
Insieme ascolteremo le parole di Francesco e ne faremo tesoro per indirizzare il cammino della nostra associazione, di ogni associazione parrocchiale e diocesana, nei prossimi anni. E a lui diremo il nostro desiderio di fare dell’Azione Cattolica Italiana e di tutte le AC del mondo uno strumento, semplice ma generoso, per concorrere a realizzare quel “sogno” di Chiesa che il Papa ha disegnato nella Evangelii Gaudium.
La bella mattina che trascorreremo insieme con Papa Francesco il 30 aprile sarà così il modo migliore per iniziare a ricordare i 150 anni di vita della nostra associazione.
L’appuntamento in Piazza San Pietro, infatti, darà avvio a un anno speciale, in cui la vita ordinaria della nostra associazione sarà intessuta e arricchita da tantissimi appuntamenti diocesani e nazionali dedicati a fare memoria del centocinquantesimo anniversario di fondazione dell’Azione Cattolica Italiana. Cosa faremo durante questo anno? E cosa faremo fin dal primo giorno, insieme con Papa Francesco? Fondamentalmente, ci lasceremo coinvolgere da alcuni verbi, che ci potranno aiutare a cogliere il senso profondo di questo anniversario importante.
Festeggiare. La prima cosa che vogliamo fare è festeggiare insieme, tutti insieme, questa bella ricorrenza. Che ci rende orgogliosi, ci fa sentire parte di una lunga storia che ci precede e che ha contribuito a dare forma alla nostra vita, a quella di tante famiglie, di tante comunità, delle parrocchie, delle diocesi, delle città in cui viviamo, dell’intero Paese. Fare festa perché sappiamo che in tutti questi anni l’Azione Cattolica ha rappresentato per decine di generazioni, per milioni di persone, laici e presbiteri, uomini e donne, giovani e adulti, una esperienza decisiva di fede, di vita, di crescita umana e culturale, di responsabilità. Una scuola di santità, vissuta nella semplicità del quotidiano.
Ringraziare. Proprio per questo vogliamo ringraziare. Vogliamo prima di tutto ringraziare il Signore, per quella straordinaria storia di grazia che è la storia della nostra associazione. Desideriamo rendere grazie a lui per i tanti doni ricevuti in questi 150 anni. Per la sua benevolenza, per la sua misericordia davanti ai nostri limiti, alle nostre inadeguatezze. Ringraziarlo per le tantissime straordinarie figure esemplari che hanno fatto la storia dell’Azione Cattolica. Quelle maggiormente note, a partire dai tanti santi e beati che illuminano la nostra storia, e quelle meno conosciute, che custodiamo nel cuore: adulti, ragazzi e giovani che senza tanto clamore hanno messo la loro esistenza a servizio della Chiesa, del mondo, del nostro Paese, della vita di chi il Signore ha posto loro accanto. Vogliamo ringraziare la Chiesa, tutta la Chiesa universale, la Chiesa italiana e ogni Chiesa diocesana, per aver accolto nel proprio grembo l’AC, per averne alimentato e sostenuto il cammino in tutti questi 150 anni, per essersi fidata di noi, per averci fatto crescere nella consapevolezza delle nostre responsabilità di discepoli-missionari. E vogliamo ringraziare le tantissime persone che hanno incrociato il percorso dell’associazione, magari condividendone un tratto, oppure confrontandosi con esso, perché insieme abbiamo costruito il presente e il futuro del nostro Paese, della nostra Chiesa.
Ricordare. Vogliamo allora fare memoria di questo lungo percorso. Di tutta la nostra storia. Dei tanti volti, delle tante vicende, dei tantissimi momenti che hanno concorso a dare forma a questi 150 anni. Perché fare memoria significa dare profondità al nostro essere. Dire lo spessore e l’importanza di un’esperienza che scavalca le singole storie e le singole esistenze ma si nutre di esse. Significa dire la forza e la bellezza di una identità collettiva radicata nel tempo e nello spazio, e perciò capace di andare oltre il contingente, di non appiattirsi sul presente, sull'istante. Significa anche incoraggiare ciascuno a fare i conti con quel pezzettino di storia che ci è dato di vivere e di concorrere a costruire. Significa capire chi siamo, per capire in quale direzione spingerci. Sentirci eredi di un patrimonio grande, che siamo chiamati a custodire e far fruttare al tempo stesso.
Raccontare. Questo patrimonio prezioso è un tesoro che non possiamo tenere per noi. Chiuso dentro gli scaffali di una biblioteca o le vetrine di una teca piena di cimeli. È una storia che vogliamo raccontare, condividere, far scoprire a tutti, a ciascuna persona. Ai giovani e ai ragazzi cui nessuno ha fatto percepire che cosa ha significato e cosa significa il Concilio Vaticano II, a chi non immagina che milioni di persone si sono formate in AC per poi spendersi con generosità nel mondo, a chi ha dimenticato che furono due giovani laici, Giovanni Acquaderni e Mario Fani, all’indomani dell’Unità d’Italia, a dare vita alla più longeva e significativa esperienza associativa che abbia attraversato non solo la storia della Chiesa italiana, ma di tutto il Paese. La nostra è una storia da raccontare, perché è una storia vera, una storia che ha fatto la storia.
Rinnovare. E come ogni storia lunga 150 anni, la nostra storia è anche una storia di continui cambiamenti, di ripensamenti, di rotture e continuità, di scelte coraggiose e tentativi falliti. Sempre, infatti, in tutti questi 150 anni, la nostra associazione ha saputo rinnovarsi. Cambiare per rimanere fedele alla propria identità originaria. Nelle differenti epoche e nelle diverse fasi della storia della Chiesa e del Paese che si sono succedute, l’Azione Cattolica ha sempre saputo modificare le proprie forme, le regole, l’organizzazione, il modo di esprimersi e di agire, per certi versi persino le priorità del proprio impegno. Tutti cambiamenti che sono sempre stati dettati dal desiderio di non attardarsi a rimpiangere nostalgicamente il passato ma, al contrario, fare tutto il possibile per abitare il proprio tempo in modo significativo, ponendosi a servizio di esso. Uno sforzo che ci è chiesto di fare anche oggi, proprio alla luce della nostra storia. Desideriamo fare della ricorrenza del centocinquantesimo un’opportunità preziosa per rinnovare ancora una volta noi stessi, il nostro impegno, lasciandoci interpellare a fondo dalla vita del mondo nel quale viviamo, dalla vita di ogni persona. E per questo chiederci ancora una volta in che modo testimoniare la gioia del Vangelo agli uomini di oggi, superando la tentazione di accontentarci del «comodo criterio pastorale del “si è fatto sempre così”» (Evangelii Gaudium n. 33).
Rilanciare. Celebrare i centocinquant’anni di vita dell’Azione Cattolica Italiana, insomma, deve innanzitutto rappresentare una grande occasione per rilanciare l’associazione, per rinnovare il nostro impegno, per fare in modo che sempre più persone, sempre più famiglie, sempre più comunità possano trovare in essa uno spazio di accoglienza, di fraternità, di vita buona. Sperimentando la bellezza di un modo particolarmente intenso di scoprire e vivere la fede e di crescere in umanità, scegliendo di condividere la responsabilità dell’essere laici associati. Per fare in modo perciò che tante persone possano fare esperienza della presenza dell’amore del Signore nella loro vita. Per fare dell’Azione Cattolica, in una parola, una strada attraverso cui tutta la Chiesa, tutto il Popolo di Dio, possa camminare per le vie del mondo annunciando il Risorto.
*Presidente nazionale dell’Azione Cattolica Italiana